I farmaci antiacidi, utilizzati contro il bruciore di stomaco e il reflusso, sono tra i più prescritti in Italia.
Il problema principale di questi farmaci, utili in fase acuta, è che vengono lasciati in prescrizione per mesi o addirittura per anni, trascurandone la pericolosità.
I farmaci antiacidi hanno senz’altro fatto sparire l’ulcera gastrica, il loro abuso però ha lasciato spazio a patologie più subdole e croniche.
L’abuso di antiacidi: fratture, anemie e infezioni
L’acidità gastrica infatti è fondamentale per uccidere i batteri nocivi che introduciamo col cibo, è importantissima per ionizzare il ferro e renderlo assorbibile.
L’uso cronico di antiacidi può predisporre a carenza di ferro e ad infezioni del tratto intestinale fino alla cosiddetta SIBO (Sovrabbondanza di batteri intestinali).
L’uso cronico di antiacidi aumenta inoltre il rischio di fratture ossee e predispone a carenza di magnesio. Dopo due anni addirittura aumenta il rischio di carenza di vitamina b12 (importantissima per i nervi) del 83%.
Quindi in caso di gastrite o reflusso acido in fase acuta è importante consultare il gastroenterologo e seguire la cura farmacologica. In un secondo momento, superata la fase acuta ed escluse patologie gravi, bisogna correggere gli stili di vita.
Migliorare l’alimentazione, fare più sport e sottoporsi ad un ciclo di manipolazioni viscerali. Tutti questi rimedi possono essere un valido aiuto per ridurre il consumo di farmaci.
Nel prossimo articolo ti parlerò dell’Osteopatia come cura della gastrite, dell’ernia iatale e delle aritmie.
Dott. Carlo Conte