Cos’è il reflusso gastro-esofageo?
Sono tantissime le persone al giorno d’oggi che assumono farmaci per combattere gastrite e reflusso gastro-esofageo. Quella brutta sensazione di bruciore alla bocca dello stomaco, l’acido che risale quando ti stendi a letto e ti costringe e dormire con tre cuscini. Talvolta il reflusso peggiora a tal punto (ad esempio nei cambi di stagione) che si abbassa anche la voce e vieni tormentato da una continua tosse secca e stizzosa!
I farmaci utilizzati
Si stima addirittura che circa il 60% degli italiani abbia visto almeno una volta nella vita un gastroenterologo. Come mai una mole così alta? Uno dei motivi principali è senz’altro lo stile di vita moderno. Stress e alimentazione scorretta sono tra le prime cause di disturbi gastrici. Questo ha sicuramente portato ad un abuso di farmaci che bloccano l’acidità gastrica, chiamati Inibitori di Pompa Protonica o PPI (es. omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo).
Questi farmaci, utilizzati contro il bruciore di stomaco e il reflusso, sono infatti tra i più prescritti in Italia. Il problema principale di questi farmaci, utili in fase acuta, è che spesso vengono lasciati cadere in prescrizione per mesi o addirittura per anni, trascurando la pericolosità dei loro effetti collaterali. Gli inibitori di pompa hanno senz’altro fatto sparire l’ulcera gastrica e gli interventi chirurgici allo stomaco, il loro abuso però ha lasciato spazio a patologie più subdole e croniche: fratture, anemia e infezioni.
L’acidità gastrica è infatti fondamentale per uccidere i batteri nocivi che introduciamo col cibo. Essa è anche importantissima per assorbire il ferro e digerire le proteine. L’uso cronico di questi farmaci può predisporre quindi a carenza di ferro, cattiva digestione proteica ed infezioni del tratto intestinale, fino alla cosiddetta SIBO (Sovrabbondanza di batteri intestinali).
Se infatti lo stomaco senza acido lascia la porta aperta ai batteri esterni, questi andranno a colonizzare l’intestino creando appunto una sovrabbondanza di batteri nell’intestino. Questa nuova sindrome è molto subdola e può essere alla base di diarrea, gonfiori addominali e colite. L’uso cronico di ppi aumenta inoltre il rischio di fratture ossee e predispone a carenza di calcio e magnesio. Dopo due anni di inibitori di pompa protonica, aumenta addirittura del 83% il rischio di una carenza di vitamina b12 che è importantissima per i nervi.
Come migliorare la funzionalità gastrica?
Quindi se soffri di gastrite o di reflusso gastroesofageo, devi sapere che in fase acuta è importante consultare il gastroenterologo e seguire la cura farmacologica. In un secondo momento però, superata la fase acuta ed escluse patologie gravi, dovresti imparare delle strategie alternative per curare la gastrite e il reflusso, senza andare incontro ad un uso cronico di farmaci.
Di fondamentale importanza fare attenzione a tavola, ma anche l’Osteopatia può darti una mano. Esistono infatti molte tecniche osteopatiche per migliorare la funzionalità gastrica e la tenuta della valvola gastro-esofagea:
1) Liberare il diaframma: Il diaframma è il tetto dello stomaco ed è attraversato dall’esofago. Per il corretto funzionamento di questi due organi, sono utilissime le tecniche di rilascio sul muscolo diaframma abbinate agli esercizi di respirazione profonda. Questo vale soprattutto in caso di ernia iatale.
2) Sbloccare le vertebre dorsali: Le vertebre dorsali sono collegate allo stomaco. La manipolazione di queste vertebre migliora i messaggi nervosi che vanno allo stomaco, riequilibrando la sua motilità e la produzione di succhi gastrici. Questo è anche il motivo per cui la gastrite può dare dolore a livello dorsale.
3) Manipolare le tensioni viscerali: Lo stomaco, come tutti gli organi, è avvolto da una fascia che è simile alla pellicola trasparente che avvolge una salsiccia. Sotto questa pellicola decorrono il nervo vago, le vene e le arterie dello stomaco. Allentando la tensione di questa fascia attraverso le mani, l’osteopata può migliorare la circolazione sanguigna dell’organo, aiutandolo a guarire prima.
Tutto questo si traduce in una minore assunzione di farmaci, e meno controindicazioni. Togliere inoltre tensioni dal nervo vago può avere un effetto positivo sulle aritmie cardiache di origine gastrica.
Di questo te ne parlo nel prossimo articolo
Dott. Carlo Conte – Osteopata Napoli